Le testimonianze date dai siti archeologici di Ercolano con reperti di alberi di noci carbonizzati così come a Pompei in alcuni affreschi, nella Villa dei Misteri, che raffigurano proprio delle noci, ci raccontano che tali frutti erano già coltivati ed apprezzati dagli antichi romani.
L’ancestrale legame tra le noci e la Terra delle Sirene potrebbe essere dimostrato sia nella zona collinare di Piano di Sorrento, al confine con Vico Equense, ove c’è una località chiamata Casanocillo che in un’altra zona sempre a Piano di Sorrento, è conosciuta con il nome di Caruotto, dal greco charouon, che significa noce. Altra curiosità legata alla noce in tale territorio, era l’usanza di lanciare le noci ai neo sposi in segno beneaugurante poiché simboli di fecondità. Invece in epoca romana tale frutto era associato agli inferi.

La ricerca della qualità
La maggior parte della produzione avviene nel comune di Vico Equense, territorio caratterizzato da terrazzamenti, difficilmente meccanizzabile, per cui tutte le fasi della lavorazione vengono eseguite manualmente: bacchiatura, raccolta da terra, smallatura ed essiccazione.
Della noce di Sorrento si riconoscono due ecotipi che si differenziano nella forma: l'uno è allungato e regolare, appuntito all'apice e smussato alla base, l'altro è più piccolo e rotondeggiante. Le valve, in entrambi i casi, sono lisce e sottili; il gheriglio è bianco crema dal sapore gradevolissimo e può facilmente essere estratto integro, cosa che rende questa noce particolarmente apprezzata sia dall'industria dolciaria che dai consumatori. Il guscio è liscio, sottile, fragile e di colore chiaro.
La caratteristica di tale varietà è che è poco oleosa ma molto aromatica, dal buon sapore ideale anche per la preparazione del liquore nocino.