La coltivazione dell'olivo in Penisola Sorrentina risale a tempi antichissimi. Tuttavia furono i greci ad introdurlo in modo capillare e a diffonderne la coltura per la produzione di olio non solo a scopo alimentare, ma anche per unguenti e profumi ad uso estetico, o per essere bruciato in omaggio alle divinità, influenzando profondamente l'area della Penisola Sorrentina.
La storia dell'olivo nella penisola sorrentina è legata al culto di Minerva. La Punta Campanella, sul promontorio della penisola sorrentina, era dominata da un tempio eretto dai coloni greci in onore della dea Atena (Minerva), venerata come la dea dell'olivo e dell’olio, che i Romani poi continuarono a onorare con la stessa usanza. L'intera penisola fu consacrata alla dea della Sapienza e il sito divenne per secoli meta di pellegrinaggi.
Lungo il percorso i pellegrini acquistavano sul posto l'olio, che si produceva in abbondanza, per farne offerta alla divinità. Fin da allora, l'olivo non ha più abbandonato i territori di Gragnano, Pimonte, Lettere, Casola di Napoli, Sorrento, Piano di Sorrento, Meta, Sant'Agnello, Massa Lubrense, Vico Equense, Capri, Anacapri.

La ricerca della qualità
L'olio "Penisola Sorrentina" DOP si ottiene dalla molitura delle olive Ogliarola o Minucciola (per non meno del 65%), Rotondella, Frantoio o Leccino, da sole o congiuntamente, in misura non superiore al 35%.
Le olive vanno molite entro e non oltre il secondo giorno della raccolta. Per l'estrazione dell'olio sono ammessi soltanto processi meccanici e fisici che preservino il più fedelmente le caratteristiche di delicato sentore di fruttato di oliva e con fini e piacevoli note di erbe aromatiche dove emerge il retrogusto pulito, di mandorla verde e fresca.
L'amaro ed il piccante, nelle giuste gradazioni, si amalgamano perfettamente garantendo all'olio il giusto equilibrio con spiccati odori mediterranei, come il rosmarino e la menta